argomento: News del mese - Diritto degli Intermediari Finanziari
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La Corte di Cassazione, con Sentenza del 9 ottobre 2018, n. 24723, ha definitivamente respinto il ricorso di un componente del c.d.a. di una società di gestione del risparmio, contro la condanna a pagare 29.000,00 Euro comminatagli nel 2015 dalla Banca d’Italia a seguito di ispezioni, condotte dal settembre 2013 al dicembre 2014, in base alle quali erano venute alla luce «plurime e gravi criticità in termini di esposizione dell’intermediario ai rischi strategici, legali e reputazionali derivanti dal dissesto della società controllante» (finita in concordato preventivo nel 2013) e «scarsa trasparenza dell’azione della compagine amministrativa». Nel 2017 il Tribunale di Milano aveva condannato l’ex vicepresidente ad 8 anni per bancarotta patrimoniale e corruzione; e l’amministratore della controllata a 5 anni per appropriazione indebita e corruzione. Veniva invece assolto l’attuale ricorrente. Con la Sentenza in esame viene, in particolare, considerata legittima la sanzione pecuniaria di Banca d’Italia nei confronti dell’amministratore della società «per scarsa trasparenza anche se l’incarico in Consiglio è durato soltanto pochi mesi ed era privo di deleghe operative». Non si ricade nel ne bis in idem e non vi è duqnue un «contrasto la Convenzione Edu. In questo senso, spiega la decisione, il richiamo alla sentenza Grande Stevens “non è conferente per la non assimilabilità della vicenda”».