Diritto ed Economia dell'ImpresaISSN 2499-3158
G. Giappichelli Editore

15/11/2018 - La comunanza tra gli amministratori delle società coinvolte nella vendita è prova sufficiente a dimostrare la consapevolezza del pregiudizio arrecato

argomento: News del mese - Diritto delle Procedure Concorsuali

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Il Tribunale di Roma, con Sentenza del 20 luglio 2018, n. 14123, è stato chiamato ad esprimersi in tema di bancarotta ed ha affermato che la vendita ante fallimento di un ramo di azienda configura il reato di bancarotta fraudolenta qualora la vendita sia avvenuta ad un prezzo vile; una volta intervenuto il fallimento, pertanto, il curatore è legittimato a chiedere l’azione revocatoria. Nel caso di specie, una società vendeva un ramo della propria azienda ad un terzo stabilendo un prezzo largamente inferiore al vero valore del ramo. Successivamente la società veniva dichiarata fallita e il curatore esercitava l’azione revocatoria, motivando la stessa sulla base del fatto che la vendita al prezzo stabilito avesse arrecato un danno ai creditori. La Suprema Corte ha sottolineato, nel caso de quo, come la cessione del ramo di azienda costituisse un atto fraudolento tanto più che era stata dimostrata la consapevolezza da parte degli amministratori del pregiudizio arrecato ai creditori; non solo, la Corte di Cassazione ha altresì affermato che la comunanza tra gli amministratori delle società coinvolte nella vendita è prova sufficiente a dimostrare la consapevolezza del pregiudizio arrecato.