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La Corte di Cassazione, con Sentenza del 26 ottobre 2017, n. 8997, depositata il 27 febbraio 2018, ha affermato – in tema di bancarotta fraudolenta patrimoniale – che il tribunale adito a decidere deve tener conto delle dimensioni dell’impresa e del relativo movimento degli affari, ai fini della quantificazione della pena da infliggere all’imputato. Nel caso di specie, l’amministratore di una società a responsabilità limitata era stato condannato in appello a due anni di reclusione per aver commesso i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e di bancarotta preferenziale. La Suprema Corte ha successivamente affermato che, ai sensi dell’art. 219 l.f., le pene da infliggere per i reati di cui agli artt. 216, 217 e 218 l.f., sono ridotte nel caso in cui il danno cagionato in conseguenza a tali reati sia possa considerarsi tenue; pertanto, il tribunale deve tener conto degli effetti che il reato commesso ha sulla massa dei creditori. La Corte di Cassazione ha altresì ribadito, che ai fini della bancarotta fraudolenta patrimoniale, è sufficiente che vi sia la consapevolezza dell’agente del reato di mettere a rischio il patrimonio sociale, destinando tale patrimonio ad una finalità diversa.