Diritto ed Economia dell'ImpresaISSN 2499-3158
G. Giappichelli Editore

15/02/2018 - Questione della immediata impugnabilità delle diffide

argomento: News del mese - Diritto Amministrativo

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Il Consiglio di Stato, sez. IV, con la sentenza del 5 gennaio 2018, n. 62, si è occupato della questione della immediata impugnabilità delle diffide (nel caso di specie, diffida a bonificare il sito di una discarica abusiva). A tal proposito, ha precisato che le diffide in senso stretto consistono nel formale avvertimento – indirizzato ad un soggetto (pubblico o privato), tenuto all’osservanza di un obbligo in base ad un preesistente titolo (legge, sentenza, atto amministrativo, contratto) - di ottemperare all’obbligo stesso. Tali atti non hanno carattere novativo di tale obbligo e usualmente il loro effetto consiste nel far decorrere un termine dilatorio per l’adozione di provvedimenti sfavorevoli nei confronti dei soggetti destinatari, i quali, nonostante l’intimazione, siano rimasti inosservanti.. Di conseguenza, le diffide in senso stretto non sono immediatamente lesive della sfera giuridica del destinatario, a differenza dei successivi provvedimenti sfavorevoli, e, come tali, non sono ritenute atti immediatamente impugnabili (Cons. Stato, sez. V, 20 agosto 2015 n. 2215; Cons. Stato, sez. IV, 9 novembre 2005 n. 6257). Per contro, chiarisce il Collegio, deve essere considerato immediatamente impugnabile l’atto, comunque denominato, che sia idoneo a produrre direttamente (immediatamente) effetti giuridici, facendo sorgere un obbligo prima non sussistente o assegnando in modo definitivo ad un bene o ad una condotta una nuova qualificazione giuridica, o vincolando (anche solo per alcuni profili) l’amministrazione alla successiva adozione di atti sfavorevoli; tale sarebbe, ad esempio, la diffida a demolire opere abusive.