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La Corte di Cassazione, con Sentenza del 26 novembre 2019, n. 30737, ha affermato che l’Agente della Riscossione con l’azione revocatoria di cui all’art. 2901, comma 1, n. 2, c.c. può chiedere che siano dichiarati inefficaci gli atti di disposizione del patrimonio del debitore che recano pregiudizio alle ragioni del creditore, quando il terzo fosse consapevole del pregiudizio e, nel caso di atto antecedente al sorgere del credito, il terzo fosse partecipe alla dolosa predestinazione. Nel caso di specie, l’Erario era creditore per debiti fiscali maturati negli anni 2007 e 2008, accertati nell’anno 2012; l’Agente della riscossione agiva in giudizio al fine di chiedere l’inefficacia dell’atto di trasferimento degli immobili da un contribuente a favore del figlio. La richiesta dell’Agente della riscossione veniva accolta dal Tribunale e confermata in Appello. La Suprema Corte, rigettando il ricorso del figlio del contribuente, ha – tra l’altro – precisato che il credito tributario si determina con riferimento agli anni di imposta e non con riferimento al momento del successivo accertamento.