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La Corte di Cassazione, con Sentenza del 3 novembre 2020, n. 30629, si è pronunciata in merito alla presunzione di adeguatezza della misura cautelare della custodia in carcere in riferimento ai gravi indizi di colpevolezza riferiti al reato di cui all’art. 452 quaterdecies c.p. In particolare, la Suprema Corte, dopo aver ricordato che il reato di cui all’art. 452 quaterdecies c.p. è una delle fattispecie per le quali – ai sensi dell’art. 275.3 c.p.p., il quale rinvia a tale proposito al novero dei delitti elencati dall’art. 51.3 bis c.p.p., nel cui ambito è appunto ricompresa anche la violazione dell’art. 452 quaterdecies c.p. – ove sussistano a carico dell’indagato gravi indizi di colpevolezza la misura cautelare da applicare a carico di questo è quella della custodia in carcere, con la sola eccezione dei casi in cui si ritengano non sussistere esigenze cautelari ovvero si ritenga che, in relazione al caso concreto, le esigenze cautelari possano essere soddisfatte con altra più blanda misura, ha affermato che «il combinato disposto delle norme che sono state dianzi indicate sia tale da indurre l’interprete a far ritenere che, in caso di presenza di gravi indizi di colpevolezza e di esigenze cautelari, vi è una presunzione, relativa, di adeguatezza della sola misura custodiale intramuraria al fine di garantire il rispetto delle predette esigenze». Tale presunzione – prosegue la Suprema Corte – può essere superata solo sulla base di una valutazione, avente un carattere analitico, degli elementi peculiari del caso di specie i quali consentano di affermare che le esigenze cautelari riscontrate nella fattispecie siano suscettibili di essere soddisfatte anche con altre più blande misure.