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La Corte di Cassazione, con Sentenza del 29 settembre 2020, n. 20625, ha affermato che l’abuso della regola di maggioranza costituisce causa di annullamento delle deliberazioni assembleari nel caso in cui la medesima non sia giustificata da un reale interesse della società, ovvero sia diretta alla lesione dei diritti di partecipazione e degli altri diritti patrimoniali dei soci di minoranza. La Suprema Corte ha sottolineato come l’onere della prova sia a carico di quest’ultimi, i quali dovranno indicare le problematiche di liceità della delibera desumibili sia al momento della sua approvazione che da circostanze accadute successivamente. Nel caso de quo, la domanda di annullamento di una delibera assembleare proposta da un socio e avente ad oggetto lo scioglimento anticipato della società per conflitto d’interesse e abuso di potere veniva respinta sia in primo che in secondo grado. In tali fasi, veniva sottolineato come non potesse astrattamente configurarsi un conflitto d’interesse in relazione ad una delibera di scioglimento anticipato della società, e come, in relazione all’abuso di potere, la deliberazione presa dai soci secondo le maggioranze e le forme previste dalla legge possa essere invalidata soltanto nel caso in cui risulti fraudolentemente preordinata dai soci maggioritari per il raggiungimento di interessi personali e lesivi del diritto del singolo partecipante. La Corte di Cassazione – allineandosi ai giudici di merito – dichiarava inammissibile il ricorso.