argomento: News del mese - Diritto Tributario
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La Cassazione, con due sentenze (numeri 43620 e 43621 del 26 novembre 2021) ha affrontato la questione chiarendo che il reato di indebita compensazione avviene nel momento in cui il versamento delle somme dovute all’erario viene effettuato utilizzando crediti non esistenti o spettanti superando altresì il limite di 50.000,00 euro. Nella fattispecie oggetto delle pronunce citate, erano emerse condotte riconducibili al reato di indebita compensazione (articolo 10-quater del Dlgs 74/2000) a seguito di un accertamento nei confronti di una società a responsabilità limitata, e le indagini si sono spostate successivamente sull’intermediario che aveva inviato i modelli fiscali ed F24 rilevando diverse situazioni riconducibili al reato di indebita compensazione. Il consulente accertato aveva operato utilizzando lo strumento CIVIS in maniera non legittima modificando i codici tributo dei modelli F24 con indebite compensazioni per poi inserire nei modelli di reddito inerenti agli anni successivi debiti IRPEF/IRES pari a quelli compensati, sfruttando il meccanismo della c.d. liquidazione automatizzata del sistema informatico dell’Agenzia delle Entrate. La Suprema Corte, nel caso in esame, ha applicato l’interdizione dall’esercizio della professione ed il sequestro preventivo dei profitti legati al reato.