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La Corte di Cassazione, con Sentenza del 22 marzo 2022, n. 11087, ha affermato che, nel caso in cui non vi siano specifiche deleghe ai membri del consiglio di amministrazione, tutti i consiglieri possono rispondere del reato tributario. Inoltre, a seguito dell’inserimento degli illeciti tributari quali reati presupposto per la responsabilità amministrativa dell’ente, la confisca per equivalente riguarderà anche la società e non soltanto gli amministratori. La Suprema Corte ha sottolineato come ai sensi dell’art. 2392 c.c. gli amministratori «[…] sono solidalmente responsabili verso la società dei danni derivanti dall’inosservanza di tali doveri, a meno che si tratti di attribuzioni proprie del comitato esecutivo o di funzioni in concreto attribuite ad uno o più amministratori»; ciò comporta la necessaria distinzione tra le fattispecie in cui il consiglio di amministrazioni agisca con deleghe e quelle in cui le medesime non siano state conferite. In quest’ultimo caso, tutti i consiglieri rispondono degli illeciti ad eccezione di quelli che abbiano espressamente esternato il proprio dissenso. La Corte di Cassazione si è, inoltre, soffermata sulla possibile incompatibilità del sequestro preventivo per equivalente effettuato sui beni dell’amministratore della società rispetto a quella in capo all’ente ai sensi del d.lgs. 231/2001. Considerando l’introduzione di alcuni illeciti tributari tra i reati presupposto, la Suprema Corte ha evidenziato come sarà necessario in futuro porre maggiore attenzione all’indagine del patrimonio dell’ente a partire dalla fase cautelare, in modo da applicare le misure per equivalente sui beni sociali nel caso in cui non sia possibile preservare il profitto diretto.