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La Corte di Cassazione, con Ordinanza del 25 ottobre 2018, n. 30534, depositata il 26 novembre 2018, ha affrontato una tematica ancora controversa nella disciplina della composizione della crisi da sovraindebitamento, fornendo un’interpretazione dell’art. 7, comma 2, lett. a), della legge 3/2012, il quale annovera, tra i presupposti di ammissibilità della proposta del debitore, il non aver fatto ricorso, negli ultimi cinque anni, ad una delle procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento previste. La Suprema Corte, in via preliminare e in linea con precedenti pronunce di legittimità, afferma come il decreto di rigetto del reclamo avverso il provvedimento di inammissibilità della proposta di accordo non abbia carattere di decisorietà e definitività e non escluda, pertanto, la reiterabilità della stessa, nel rispetto del requisito temporale di cui all’art. 7, comma 2, lett. a), della legge 3/2012. Ne consegue l’inammissibilità del ricorso per Cassazione avverso l’anzidetto provvedimento di rigetto. La Suprema Corte evidenzia poi come la ratio della previsione di cui all’art. 7, comma 2, lett. a), della legge 3/2012 sia quella di «evitare condotte generatrici di ripetute esposizioni debitorie a cui far fronte con un sistematico ricorso alle procedure di composizione delle crisi da sovraindebitamento» e come, pertanto, la preclusione alla presentazione di una nuova domanda sussista solo nei casi in cui il debitore, nei cinque anni precedenti, abbia «beneficiato degli effetti riconducibili a una procedura della medesima natura», effetti che – precisa la Corte di Cassazione – conseguono esclusivamente all’emissione del decreto di apertura di una delle procedure di composizione della crisi da sovraidebitamento.