Un’attività, quella dell’investimento in arte e in terreni, che se fossimo tornati indietro di un secolo sarebbe stata un investimento non alternativo: erano gli investimenti canonici, questi, fino a neanche tanti anni fa, quando i banchieri postulavano che l’investimento perfetto fosse per un terzo in terreni, un terzo in valori immobiliari ed un terzo in opere d’arte. Se leggete i libri dell’800 e del 900 e si fa riferimento ad una persona che è capiente, non si dice che cosa ha, ma che rendita ha: “Quello che 2700 Sterline di reddito, quindi è un buon partito”. Sicché ci ritroviamo, dopo che negli ultimi decenni una grande modifica allocativa di quelle che sono le forme di investimento più usate ha implementato enormemente la finanza, a considerare il fatto che oggi c’è soltanto l’investimento immobiliare che riesce a fare da competitor rispetto alla finanza. In Italia, come ricchezza, abbiamo indicativamente 9mila miliardi fra immobili e strutture industriali e 4500 miliardi di liquidità, investimenti finanziari e così via. Quindi gran parte degli investimenti sono lì. Gli altri due investimenti una volta canonici di cui si diceva all’inizio sono due forme allocative che hanno una caratteristica assolutamente diversificata tra loro: uno, l’investimento in arte, è un investimento in cui il possesso di questo o quel bene vale titolo, lo ha citato prima il notaio, e quindi ha tutta una sua circolarità particolare (lo prendi, lo puoi portare in giro per il mondo; i terreni sono invece sostanzialmente degli investimenti immobiliari compiutamente registrati con tutte le caratteristiche dell’investimento immobiliare che abbiamo visto prima, ma con addirittura dei vincoli di circolarità: i terreni con destinazione agroalimentare hanno vincoli di trasferimento relativamente presenti al confinante (il confinante coltivatore diretto ha la prelazione e pure l’affittuario coltivatore diretto ha la prelazione. Ecco quindi che l’interesse per queste due forme di investimento una volta tipiche, oggi considerate alternative, vale la pena essere approfondito in quanto ha delle dinamiche che sono effettivamente molto interessanti dal punto di vista di investimento. Io mi ci sono interessato fin da quasi piccolo per quanto riguarda l’arte per motivi passionali: cultura, il bello e quindi, insomma, quello che vi fa alzare alle tre di notte per vedere se il Rauschenberg in Asta da Christie’s a New York stimato 50-70 milioni, ha “fatto” in Asta) quel che ha fatto, cioè anche di più: 88 milioni. E vado a letto dopo le tre contento: non so perché, ma sono contento di questa cosa. È quindi passione, ovviamente! Il terreno agricolo è una cosa che mi sono imposto 35 anni fa perché quando io ho cominciato ad operare nel mercato finanziario [continua..]