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1. Introduzione - 2. Come procurarsi dei bitcoin - 3. Come funzionano le transazioni dei bitcoin - 4. Il valore intrinseco del bitcoin - 5. Come valutare il bitcoin - 6. Fattori correlati all’aumento di valore - 7. Si tratta solo di una bolla speculativa? - 8. Considerazioni conclusive e possibili novità - Bibliografia - Sitografia - NOTE
Le cripto-valute sono monete digitali conservate dagli utenti in portafogli virtuali e possono essere utilizzate quali mezzi di pagamento nei confronti di terzi – generalmente attività commerciali o società che li accettano – o per trasferire denaro ad altri utenti del mondo virtuale; inoltre possono essere conservate all’interno del proprio portafoglio, a fini prevalentemente speculativi, nell’attesa che aumentino di valore. Tra tutte, in considerazione dell’entità della capitalizzazione di mercato rispetto alle principali [1] cripto-valute, si annovera il bitcoin. Infatti, su un totale di circa 175 miliardi USD, il bitcoin rappresenta circa il 65% del mercato, con una capitalizzazione ad oggi di circa 112 miliardi USD. In considerazione della sua rilevanza si è pertanto proceduto ad analizzare tale strumento quale indice di riferimento del mercato. Ai fini di una maggiore chiarezza espositiva è peraltro opportuno discernere tra bitcoin e Bitcoin: con il primo si intende infatti la moneta elettronica creata nel 2009 da Satoshi Nakamoto, pseudonimo di cui si è avvalso l’inventore la cui identità resta ancora anonima; con il secondo si intende, invece, designare la rete attraverso cui si realizza il possesso ed il trasferimento anonimo della moneta. Quanto vale un bitcoin? Nei paragrafi seguenti si cercherà di rispondere a tale quesito, premettendo che il valore dello stesso è deciso, in ogni istante, dal mercato. Il valore del bitcoin è dettato dalla domanda e dall’offerta, ovverosia da quanto le persone sono disposte a pagarlo: in pratica, al bitcoin è attribuito un prezzo in virtù del valore che gli utenti del sistema gli riconoscono.
I bitcoin possono essere acquisiti per mezzo di diverse modalità: – tramite la vendita di un bene o un servizio il cui prezzo viene stabilito in bitcoin; – tramite un servizio di cambio valuta che possa cambiare ad esempio i dollari, o gli euro, con bitcoin; – tramite partecipazione al protocollo di validazione e inserimento delle transazioni nella rete, ottenendo una piccola commissione per ogni transazione che viene trattata. I bitcoin, infatti vengono coniati attraverso una semplice regola: con cadenza regolare devono essere generati, e di conseguenza inseriti nella rete peer-to-peer [2], un certo numero di bitcoin nel mondo attraverso un’operazione, detta mining [3], che serve proprio a validare i pagamenti effettuati dagli altri utenti. Chi risolve per primo un opportuno gioco crittografico vince.
L’utilizzo di Bitcoin permette di effettuare transazioni con sicurezza da un soggetto ad un altro, grazie a una tecnologia peer-to-peer che opera senza alcuna Autorità centrale e intermediari quali banche o istituzioni governative. Sia la gestione delle operazioni sia l’emissione di denaro sono svolte per mezzo di un protocollo peer-to-peer, simile ai sistemi utilizzati per scaricare e condividere i file online, in cui ogni computer (e pertanto ogni utente) diventa un nodo della rete [4] alla pari con gli altri, non intermediati da strutture centrali. Il vero cambiamento è rappresentato dal Distributed Ledger, ovvero da una reale e completa logica distribuita dove non esiste più nessun centro e dove la logica di governance è costruita attorno a un nuovo concetto di fiducia tra tutti i soggetti. Ogni utente è connesso con tutti gli altri e detiene copia di una sorta di libro mastro – cioè un documento in cui sono contenute tutte le operazioni contabili – chiamato blockchain (catena di blocchi). Nel blockchain sono registrate tutte le transazioni avvenute tra tutti gli utenti dalla nascita del bitcoin. Questo meccanismo è stato ideato da Nakamoto al fine di ovviare al problema della regolarità di tali transazioni economiche online, non controllate ed autorizzate da Autorità centrali. È la blockchain a fare quello che normalmente fa una banca: assicurarsi che l’utente non possa spendere più soldi di quanti ne possiede. A differenza delle valute a corso legale, i bitcoin hanno la caratteristica che nessuno può controllarne il valore a causa della natura decentralizzata del metodo di creazione della valuta. Nei Bitcoin la quantità di valuta in circolazione è limitata a priori, inoltre è perfettamente prevedibile e quindi conosciuta da tutti i suoi utilizzatori in anticipo. L’inflazione da valuta in circolazione non può quindi essere utilizzata da un ente centrale per ridistribuire la ricchezza tra gli utenti. Non esiste, infatti, un’Autorità centrale che controlli i bitcoin: nessuna banca, organizzazione o società che ne gestisca i flussi e il valore. Tutto ciò fa in modo che non vi siano costi di intermediazione a carico dell’utente in termini di [continua ..]
È opportuno, in prima istanza, soffermarsi sulle caratteristiche che storicamente sono state attribuite a ciò che è comunemente considerata moneta; in secondo luogo, è necessario verificare se tali caratteristiche sono riscontrabili anche nel bitcoin. Infine, si traggono le opportune conclusioni. – I bitcoin come mezzo di scambio: le attività commerciali che accettano bitcoin come sistema di pagamento sono in continuo aumento. Ciò comporta un aumento della liquidità dell’intero mercato. Inoltre, l’aumento di liquidità potrebbe generare una crescita del suo utilizzo. – I bitcoin come riserva di valore: attualmente si registra un valore stabile tra i 6.000 ed i 7.000 USD, dopo il repentino aumento registratosi nei mesi di novembre e dicembre 2017 ed il successivo deprezzamento nei mesi di gennaio e febbraio 2018; sarà il tempo a determinarne se gli ingenti fondi investiti in questa cripto-valuta sono stati convertiti in una buona riserva di valore o se si verificheranno nuovi picchi o ricadute dello stesso. – I bitcoin come unità di misura: una moneta deve essere stabile. Ad oggi, nonostante si registri una maggiore stabilità del suo valore, tuttavia le continue oscillazioni fanno sì che la stabilità non sia la caratteristica principale del bitcoin. Pertanto, allo stato attuale, il bitcoin non è classificabile come moneta; trattasi piuttosto di un mezzo di scambio accettato di comune accordo tra le parti. Non è tuttavia da escludere a priori che nel futuro la situazione possa evolvere diversamente. Tale mezzo di scambio, date le caratteristiche intrinseche sulle quali si basa la blockchain, nello specifico scarsità, fungibilità, incorruttibilità, omogeneità, a detta degli esperti del settore, potrebbe garantire la possibilità di utilizzo anche sul lungo termine.
Esistono diversi modi per valutare il bitcoin. Considerando le sue analogie con le commodity, può essere utile calcolarne il costo marginale di produzione. Questo parametro consente di ottenere il prezzo di equilibrio di lungo periodo, il quale varia in funzione della domanda e dell’offerta della materia prima. La singolarità del bitcoin deriva dalla prevedibilità della sua offerta, la quale è determinata dalla struttura dell’algoritmo sottostante. La maggior parte delle cripto-monete sono progettate per introdurre gradualmente nuove unità di valuta, ponendo un tetto massimo alla quantità di moneta in circolazione. Ciò al fine di replicare la scarsità (e il valore) dei metalli preziosi. Il paradigma che descrive questo sistema è proprio quello dell’oro e dei cercatori d’oro. Come per l’oro, i bitcoin sono presenti in natura (cioè nella rete) in quantità limitata. Per trovarli, invece di scavare col piccone o filtrare la sabbia dei fiumi, è necessario utilizzare una sofisticata tecnologia che prevede l’impiego di computer e software per la risoluzione di calcoli crittografici (per questo si parla di cripto-valute). Più oro viene estratto in natura, più l’oro restante diventa raro. Lo stesso principio di scarsità si riscontra nei bitcoin. Più bitcoin vengono trovati e immessi nel mercato, meno ne restano da trovare e il mining diventa più difficile (occorre più tempo e più potenza di calcolo). La velocità di minaggio, a seguito delle migliorie nella computazione quantistica, ha registrato in questi anni un’accelerazione nella risoluzione dell’algoritmo del bitcoin a discapito di un aumento dei costi di produzione (consumo di energia considerevolmente elevato, impiego di tecnologia ad alto costo). Associando la crescita dell’hash rate [5] della rete dei bitcoin, che misura la velocità di minaggio dei blocchi, e i consumi di energia noti, possiamo elaborare una stima della spesa per l’elettricità, una misura equivalente al costo marginale di produzione spesso impiegato per valutare le materie prime. Per stimare il costo marginale di produzione, dividiamo il numero totale di monete create giornalmente per il costo di estrazione: agli attuali [continua ..]
È opportuno specificare che i bitcoin sono un investimento molto rischioso, a causa della volatilità del loro valore. Infatti, i mercati hanno registrato più volte repentini aumenti seguiti da altrettanto significativi crolli di valore del prezzo. L’aumento di valore registratosi in questo anno è dovuto, tra le altre cose, al fatto che la borsa di Chicago ha iniziato a permettere di scambiare titoli futures, con sottostante i bitcoin, una decisione interpretata come un importante “sdoganamento” della valuta, fino ad allora molto osteggiata dall’establishment finanziario. L’annuncio della borsa di Chicago ha comportato un miglioramento della reputazione dei bitcoin, provocando sempre maggiori interessamenti da parte degli investitori, rassicurati anche dalla crescente sicurezza del sistema. Infatti, in passato, i bitcoin erano associati a transazioni al limite della legalità, se non del tutto illegali. L’interessamento dei mezzi di comunicazione di massa, congiuntamente con la scarsità del bene (infatti i bitcoin in circolazione sono un numero ben definito), ha generato una vera e propria “corsa” degli investitori (esperti e meno esperti) alle cripto-valute. Infatti, tale fenomeno ha causato la diffusione anche di altre cripto-valute (ad esempio, Ethereum, Ripple e Litecoin) con capitalizzazione di mercato ad oggi ancora di molto inferiore rispetto al bitcoin.
Ciclicamente si torna a parlare del rischio “bolla” dei bitcoin. Alcuni ritengono che il livello del loro prezzo non sia sostenibile nel lungo periodo e che sia destinato a crollare definitivamente. Altri parlano della “fine dei bitcoin” e gli esperti di cripto-valute spesso ironizzano sulla quantità di volte in cui la stampa ha annunciato la loro definitiva scomparsa. Queste opinioni negative spesso provengono dai banchieri, generalmente ostili alla diffusione massiva delle cripto-valute agli investitori meno esperti, in quanto trattasi di operazioni prive di controllo e non intermediate da parte delle banche. Qualche tempo fa, l’amministratore delegato della banca d’affari JP Morgan, Jamie Dimon, uno dei banchieri più famosi e potenti di Wall Street, ha definito i bitcoin come una truffa e un sistema di scambio facilitatore di attività criminali. Si riscontra, tuttavia, che quasi tutte le grandi banche internazionali hanno investito in ricerca e monitoraggio dei mercati in materia di cripto-valute creando apposite strutture di trading, specializzate nell’analisi del fenomeno dei bitcoin e delle sue possibili applicazioni ed implicazioni. Anche la letteratura economica mostra un certo scetticismo sul fenomeno delle cripto-valute. Kenneth Rogoff, professore ed economista americano, sostiene che il prezzo dei bitcoin sia associato soltanto alle aspettative future degli investitori. Più che come una moneta, quindi, i bitcoin si comporterebbero come una “commodity”, una materia prima come il grano o il petrolio, il cui valore può variare anche di molto in seguito alle aspettative del mercato. Molti considerano il bitcoin, perlomeno nella versione in cui si è sviluppato fino ad oggi, assimilabile all’oro. Non di rado viene infatti definito “oro digitale”. La sperimentazione del bitcoin è innovativa e senza precedenti: pertanto è difficile provare a fare una stima del valore dello stesso (e delle altre cripto-valute). Si tratta di strumenti con valore intrinseco pari a zero e che acquistano valore solo sulla base delle funzionalità per le quali possono essere impiegati. Inoltre, ad oggi sono state create nuove tecnologie ancora più efficienti, come ad esempio l’Hashgraph. Quest’ultima è una tecnologia decentralizzata [continua ..]
Infine, di seguito alcune considerazioni al fine di individuare un possibile scenario futuro nel mondo delle cripto-valute. Ad oggi il bitcoin è ancora lontano dall’essere la moneta transazionale che si prometteva nel white paper di Satoshi Nakamoto. Nonostante si riscontri un mercato più maturo rispetto al passato, è ancora incerta l’attribuzione dell’appellativo di vero e proprio “oro digitale” al Bitcoin. Infatti, il premio Nobel per l’Economia Nouriel Roubini ha fatto notare in audizione al Senato USA che il bitcoin “è una riserva di valore scadente, perché il suo prezzo può fluttuare del 20-30% in un solo giorno”. Va comunque tenuto in considerazione che nell’ultimo periodo il bitcoin ha segnato un tasso di volatilità decisamente più ridotto pari a circa l’1,73%, stabilità mai registrata nell’ultimo anno. Inoltre, il recente lancio dell’ETF sul bitcoin dimostrerebbe come il mercato sia pronto per il lancio di nuovi prodotti finanziari con sottostante uno strumento che necessita di essere gestito tramite un mercato regolamentato rispetto alla manipolazione dei prezzi e alla protezione degli investitori. Infine, considerato quanto detto sinora ed in particolare gli ingenti investimenti in termini di costi e tecnologici nonché il successo dimostrato recentemente in diversi ambiti di impiego, la blockchain su cui si basa il Bitcoin è probabile che troverà vita prospera; tuttavia, il prezzo della moneta stessa potrebbe crollare, forse soppiantata da uno dei suoi più innovativi ed efficienti cripto-cugini.
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