Parlare dello stato dell’economia mondiale in meno di mezz’ora è, ad essere benevoli, velleitario. Lo è anche tanto più introducendo un convegno riguardante il processo d’internalizzazione delle imprese, che è l’inevitabile conseguenza della internalizzazione delle comunicazioni, la quale ha provocato la mondializzazione degli scambi di natura economica (reale, finanziaria, monetaria), sociale e culturale: la globalizzazione dell’economia mondiale.
Lo farò cercando di far emergere le differenze di fondo esistenti fra le diverse aree economiche. A questo proposito, a partire dagli Anni Sessanta del secolo scorso, si cominciò a parlare di tre macroaree: i) l’Area economica capitalistica del Mondo occidentale; ii)l’Area economica pianificata del Mondo socialistico; iii) il Terzo Mondo, cioè le diverse aree dei paesi che avevano appena acquisito l’indipendenza (o che l’avrebbero avuta nel corso del decennio), generalmente e in modo eufemistico, definite come paesi in via di sviluppo. L’implosione della seconda area portò alla ridefinizione dei sistemi economici in due sole categorie: i) l’Area dei paesi ricchi (il Nord del Mondo) e ii) l’Area dei paesi poveri (il Sud del Mondo), sempre definiti come in via di sviluppo.
Quest’ultima classificazione assume, quale termine di riferimento, soltanto il livello del PIL pro capite ed è pertanto alquanto limitata. Più significativo sarebbe seguire un’analisi bivariata, derivante dall’incrociare il livello del Pil pro capite con il tasso di variazione dello stesso mostrato negli anni più recenti.
Dividendo entrambe le variabili in tre classi di tipo quantitativo, s’individua una tabella a doppia entrata (vedi Tavola 1), che individua otto modalità, che possiamo denominare: paesi in via di sviluppo sostenuto, paesi in via di sviluppo, paesi sottosviluppati, paesi con elevato potenziale, paesi con potenziale tarpato, paesi turbo-leader, paesi leader, paesi maturi.
Quest’ultima classificazione presenta anch’essa il limite delle classificazioni facilmente ottenibili sulla base unicamente d’indicatori quantitativi. Un’altra classificazione – che non si basa unicamente su indicatori quantitativi, ma scende ad evidenziare anche importanti aspetti di tipo qualitativo – è quella che ora presento, la quale porta a una suddivisione del sistema economico mondiale in tre gruppi di paesi, che presentano livelli di benessere economico assai differenti fra di loro: i) economie (i paesi dell’Occidente sviluppato) con elevata quantità pro capite di beni prodotti e disponibili per la popolazione; ii) economie (in specie, parte dell’Africa sub-sahariana, ma non solo) con basse [continua..]