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1. Un excursus storico - 2. Gli strumenti tradizionali - 3. Gli strumenti di finanza strutturata - 4. I nuovi strumenti di finanziamento
Le crisi finanziarie che si sono succedute negli ultimi dieci anni, dapprima quella originata dai subprime negli USA e successivamente quella dei debiti sovrani in Europa, hanno imposto al sistema finanziario e quindi al sistema bancario nuove modalità per operare sul mercato che hanno reso necessari interventi normativi e modifiche nell’operatività degli intermediari per non compromettere la tenuta del sistema stesso. Effettivamente fino a dieci anni fa la banca aveva un catalogo prodotti abbastanza statico e soggetto a variazioni piuttosto contenute, e si muoveva in un contesto in cui le imprese meritevoli avevano accesso al credito senza alcuna difficoltà e le altre, meno meritevoli, avevano anch’esse la possibilità di accedere al credito con minori difficoltà rispetto ad oggi. Tale fenomeno era dovuto alla diffusa convinzione che pur in presenza di congiunture avverse, i cicli economici, di durata abbastanza prevedibile e soprattutto limitata, avrebbero, una volta ritornato il sereno, compensato le momentanee difficoltà dei clienti. In altre parole l’approccio creditizio era meno severo di quanto sarebbe stato necessario e opportuno avere. La crisi del 2007/2008, con i rigurgiti del 2011/2012, ha reso necessario ed opportuno un adeguamento da parte di tutte le componenti del sistema finanziario. Le banche, gli strumenti, i mercati, ed i meccanismi che vengono utilizzati dalle Autorità di Vigilanza – queste ultime fino a qualche tempo fa solo di natura nazionale ed oggi per i maggiori istituti a carattere europeo – sono regolati da un nuovo framework normativo, in continua evoluzione, tanto che spesso si parla di “tsunami regolamentare” che ha travolto le banche e il sistema in generale. Siffatto impianto normativo affonda le sue radici prevalentemente in esigenze di gestione e contenimento dei rischi. La crisi finanziaria ha contribuito a far emergere quello che prima era un bisogno lasciato forse un po’ in filigrana, ossia l’urgenza di controllare i rischi (nella loro accezione più ampia), in quanto espressione di un fattore di instabilità sistemica che si vuole a tutti i costi evitare o perlomeno contenere. Tale cambio di valori ha fatto sì che, oggigiorno, le esigenze di fare business debbano essere rispettose e compliant con la normativa interna ed esterna delle banche. Tornando alla crisi e affrontando il tema [continua ..]
Fissati questi elementi di inquadramento storico, nel seguire il percorso evolutivo degli strumenti di finanziamento bancario (da quelli tradizionali ai più moderni) è utile partire da una rapida carrellata degli strumenti tradizionali. In quest’ottica è noto che si possa distinguere la tipologia dei finanziamenti bancari: (i) in base alle modalità di utilizzo: in tal senso si distinguono le classiche forme con utilizzi per cassa ovvero per firma; (ii) in base alle garanzie: distinguendo tra quelli che godono di un collaterale, di tipo reale o personale, oppure prestiti sulla fiducia, cioè chirografari; (iii) in base alle modalità di rimborso: distinguendo fra prestiti a revoca, prestiti a scadenza fissa, questi ultimi differenziabili se con ammortamento, oppure con rimborso in unica soluzione (bullet); (iv) In base alla durata: distinguendo fra breve termine, entro i 18 mesi, e medio lungo termine, cioè con scadenza oltre i 18 mesi. Queste erano le prime differenziazioni a cui si aggiungono poi le particolarità legate alle forme tecniche che conducono a distinguere fra diverse tipologie di fabbisogni: (i) quelli connessi al ciclo economico di breve periodo: come le aperture di credito e il cosiddetto “denaro caldo”; (ii) quelli connessi ad esigenze relative al capitale circolante netto: rientrano in questa categoria lo sconto cambiario, il castelletto salvo buon fine, il factoring, le anticipazioni su crediti/titoli/merci, operazioni di pronti contro termine, ecc.; (iii) quelli connessi ad investimenti in capitale fisso (immobilizzazioni che possono essere di carattere tecnico o di carattere immateriale): la forma più usuale è il mutuo, che spazia dalla copertura di fabbisogni per acquisto di immobili per i privati, al finanziamento del capitale produttivo, quali capannoni, impianti, macchinari ed attrezzature, ma anche per acquisto di brevetti o per attività di ricerca e sviluppo. Da questa forma sono state elaborate nel corso del tempo delle evoluzioni: (a) in grado di sfruttare vantaggi di carattere fiscale o per comodità operative, quali ad esempio, il leasing, ovvero (b) tali da concentrare l’attenzione sull’iniziativa finanziata così da arrivare ad “esentare” da adempimenti e da obbligazioni gli sponsor e, a vario titolo, i promotori dell’iniziativa: queste sono le peculiarità delle [continua ..]
L’evoluzione degli strumenti tradizionali ha visto un primo passaggio con l’avvento degli strumenti di finanza strutturata. Detti strumenti si inseriscono all’interno di operazioni complesse nei campi più svariati (sovente concernenti tipologie di asset particolari relativi a grandi infrastrutture), in cui la banca non guarda più il bilancio del prenditore ma pone particolare attenzione all’iniziativa, effettuando quindi un attento esame di tutti i fattori che entrano in gioco per la realizzazione dell’iniziativa e per la sua vita successiva. In estrema sintesi si esaminano tutti gli aspetti che entrano in gioco: gli investimenti, gli acquisti delle materie prime, la vendita dei prodotti e le altre componenti che riguardano l’iniziativa, quindi la componente patrimoniale e finanziaria, la componente normativa e regolatoria, trattandosi spesso di iniziative soggette a regolamentazioni specifiche. Tutti i fattori rilevanti devono trovare un loro equilibrio sia nella fase iniziale, che durante la vita del finanziamento, ciò affinché l’iniziativa possa dirsi auto-sostenibile, non esistendo usualmente un ricorso in termini contrattuali verso il soggetto sponsor. Trattasi di una modalità che molte imprese utilizzano per realizzare nuovi business senza dover ricorrere alla propria capacità di credito e quindi senza compromettere il proprio core business. Schema esplicativo di project financing Nello schema è visibile una semplice rappresentazione di quali sono i fattori che entrano in gioco in un’operazione di projectfinancing. I costi di costruzione, se parliamo per esempio,di una infrastruttura come un’autostrada, sono abbastanza significativi; in questo tipo di progetto è però parimenti importante valutare sia qual è il traffico che si andrà a sviluppare, sia quale saranno le tariffe che bisognerà applicare (spesso decise da autority e quindi indipendenti dalla volontà dello sponsor, ossia del concessionario autostradale). Sotto il profilo cauzionale, non potendo far riferimento alle classiche garanzie reali di pronto realizzo (ad esempio: pegno, ipoteca), siffatte operazioni finanziarie devono essere assistite da stringenti impegni contrattuali, ossia da cautele e “presidi” non ascrivibili alla categoria delle garanzie in senso stretto. In gergo tecnico si parla di [continua ..]