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1. Introduzione. La fiscalità in un mondo globalizzato - 2. Evoluzione della fiscalità europea - 3. Evoluzione della normativa interna in materia di fiscalità internazionale - 4. Conclusione
Il tema che mi è stato assegnato: “La fiscalità internazionale profili evolutivi della disciplina”. Da un punto di vista metodologico richiede di essere esaminato secondo tre grandi variabili: quella internazionale in senso stretto, quella della Unione Europea o della grandi aree integrate del pianeta e da quello di diritto interno, per quanto ci riguarda quello italiano, questo ultimo nella misura in cui si adegua o si dissocia con la propria normativa alle indicazioni delle due accennate variabili. Tre scenari o tre sistemi di regole che, sia pure separati, interagisco tra loro con regole proprie ma diverse dagli altri sistemi, diverse non solo sul piano sostanziale ma anche per la diversa efficacia e portata ponendo un problema noto agli studiosi della materia che è quello del rapporto tra fonti. Questa interazione tra fonti o regole, come si avrà modo di dire subito, è cresciuta enormemente nel tempo in parallelo al fenomeno della globalizzazione. Nessun operatore economico internazionale si può oggi permettere di fare una pianificazione fiscale internazionale senza valutare gli effetti che sulla propria attività producono i tre sistemi di norme anche nel loro reciproco rapporto. Ma egualmente nessuno Stato oggi da un lato si accinge ad introdurre leggi o misure anche esclusivamente interne senza valutare gli effetti sul proprio commercio estero, dall’altro lato senza valutare se tale tipo di misura sia stata già adottata da altri Stati e con quali effetti. Un confronto ed una comparazione che va sotto il nome di veicolazione dei modelli giuridici che si registra anche in materia tributaria come effetto e concausa della globalizzazione economica da un lato e della competizione fiscale tra Stati e dall’altro come effetto dell’adeguamento degli Stati alle regole condivise che essi Stati provvedono a emanare attraverso trattati o recependole da statuizione di organismi internazionali come ad esempio l’OECD. Sempre da un punto di vista metodologico occorrerebbe procedere nell’indagine seguendo una duplice direttrice la prima retrospettiva rivolta al passato, per individuare sia pure per grandi linee, le tappe consolidate e quelle ancora in itinere della fiscalità internazionale e la successiva direttrice volta a indicare quali obiettivi che in via prognostica si possono immaginare raggiungibili nel breve– medio periodo, e quelli [continua ..]
Come detto ad esordio una indagine sulle evoluzione fiscale internazionale deve considerare separatamente l’assetto dell’area europea, come area di evoluzione con caratteri propri. Una delle grandi aree del pianeta, ma non l’unica, che da tempo offre caratteri di integrazione economica e giuridica, pur nella salvaguardia delle sovranità degli Stati membri e con la particolarità che la fiscalità degli stati membri è almeno in principio coinvolta solo nella misura in cui sia strumentale per la realizzazione del mercato comune o unico ed il rispetto della 4 libertà fondamentali. Quindi dogane accise e imposte sugli scambi non avendo tra i suoi compiti quello di perseguire una politica fiscale nel senso proprio del termine ma solo conseguire gli obiettivi del mercato. Ora l’Unione europea sta vivendo una fase di relativa instabilità dal punto di vista istituzionale sia di fronte al recente evento della BREXIT, sui cui effetti tutti si sono espressi ma di cui si potrà valutare meglio in concreto quando sarà stipulato la convenzione di uscita con le regole speciale di adesione anche se si può predicare subito che, se passerà la linea più rigida e punitiva dal punto di vista fiscale, le conseguenze non saranno indifferente sugli scambi commerciali sia per gli inglesi che per gli Stati europei. Basti por mente alla reintroduzioni dei prelievi doganali e dell’IVA. Il Regno Unito è il settimo più grande mercato per l’esportazione per l’Italia con un totale di 22 miliardi di Euro. Ci sarà un problema di cooperazione fiscale internazionale speciale tenuto conto che Londra e le Isole del Canale internazionale già sono sedi di finanza privilegiata anche per gli aspetti fiscali e visto che, come prima mossa, il Governo May ha deciso di abbassare di quasi 10 punti il tasso vigente della tassazione della società. La vicenda Brexit apre a un tipo di compromesso che apre a sua volta la strada a quello che viene paventato come il modello di una futura Europa a due velocità o a cerchi concentrici, una situazione che probabilmente esiste già in fatto e di cui si dovrà prendere atto e fare oggetto di discussione al prossimo raduno dei Capi di Stato a Roma a marzo in occasione del 60 anniversario del trattato di Roma. Per quanto più direttamente è coinvolta la fiscalità, esaurita la [continua ..]
La valutazione della evoluzione della fiscalità internazionale passa anche attraverso l’indagine della normativa interna. Ogni Stato e l’Italia non fa eccezione, pur nel processo di adeguamento a quelle che sono le indicazioni che arrivano dal contesto internazionale, adotta misure di policy fiscale più aderenti a quelle che sono le sue specificità politiche economiche e sociali sia dal punto di vista sostanziale che di accertamento e riscossione. La storia della fiscalità internazionale nella legislazione italiana mostra che il nostro paese sin dal secolo scorso, è sempre stato attento alle indicazioni economiche e normative internazionali, partecipando attivamente alle varie assise internazionali dell’intera area in cui la fiscalità è investita ed adottando in tempi rapidi le normative e regole via via sviluppate merito anche di una burocrazia statale che in questa speciale branca della fiscalità ha sempre potuto contare su figure professionali particolarmente qualificate. Di fatto l’Italia è oggi presente in tutte le organizzazioni internazionali rilevanti per la fiscalità come l’OECD e FMI ONU ecc. oltre che in quelle europee. Il pacchetto di convenzioni contro le Doppie imposizioni internazionali sottoscritte dall’Italia è prossimo al centinaio. Con specifico riguardo alla disciplina interna l’Italia ha seguito una linea di costante adeguamento ai criteri standard di prevalente ratifica internazionale sia per le norme sostanziali sia per quelle procedurali e anti elusive, con la unica eccezione del criterio della attrazione della stabile organizzazione oggi abolito a seguito della entrata in vigore del d.lgs. n. 147/2015 sulla internazionalizzazione che si pone in linea di continuità con quanto testé detto. Nel d.lgs. n. 147/2015 rubricato “Disposizioni recanti misure per la crescita e l’internazionalizzazione delle imprese” si sono infatti adottate una serie di misure fiscali che si ispirano a quella che è da sempre una linea di politica fiscale degli Stati moderni ma che cambia nel tempo in funzione degli obiettivi e delle tecniche. vale a dire la predisposizione di agevolazioni e semplificazioni fiscali di varia natura e finalità che vanno sotto il nome di attrazione fiscale termine che traduce in modo meno efficace l’equivalente francese [continua ..]