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1. Premessa - 2. Fondamenti concettuali della teoria dei giochi - 3. La teoria dei giochi applicata alla mediazione - 4. Conclusioni
Con l’emanazione del d.lgs. 4 marzo 2010, n. 28, in attuazione dell’art. 60 della l. 18 giugno 2009, n. 69, è stato introdotto nel nostro ordinamento un procedimento, denominato di mediazione, finalizzato alla conciliazione delle controversie civili e commerciali. Si tratta di una procedura deflativa del contenzioso (o, più correttamente, del potenziale contenzioso), che la dottrina ha distinto in tre categorie: • mediazione obbligatoria, il cui esperimento costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziale; • mediazione facoltativa, rimessa all’iniziativa delle parti o del giudice, nel corso di un eventuale giudizio; • mediazione concordata, conseguente alla previsione di un’apposita clausola contrattuale o statutaria. In particolare, l’ipotesi della mediazione obbligatoria riguarda «chi intende esercitare in giudizio un’azione relativa ad una controversia in materia di condominio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti, da responsabilità medica e da diffamazione con il mezzo della stampa o altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari» (art. 5, comma 1). La funzione del mediatore è chiaramente desumibile dal comma 3 del medesimo articolo, ove è precisato che egli «si adopera affinché le parti raggiungano un accordo amichevole di definizione della controversia». Apparentemente, la mediazione e la matematica sembrerebbero non avere nulla da spartire. Tuttavia, una branca della matematica, denominata “teoria dei giochi”, offre spunti di riflessione di estremo interesse, soprattutto al fine di comprendere la rilevanza del ruolo del mediatore nella soluzione dei conflitti. La teoria dei giochi è la scienza matematica che studia e analizza le decisioni individuali di un soggetto in situazioni di conflitto o interazione strategica con altri soggetti rivali (due o più), finalizzate al massimo guadagno di ciascun giocatore; in tale contesto, le decisioni di un giocatore possono influire sui risultati conseguibili dagli altri e viceversa, secondo un meccanismo di retroazione. La teoria dei giochi si propone di ricercare le soluzioni competitive – o cooperative (v. infra) – dei giochi, [continua ..]
2.1. Definizione di gioco Nella teoria dei giochi l’obiettivo di ciascun giocatore (o agente) è vincere; inoltre, tutti i giocatori devono essere a conoscenza delle regole del gioco ed essere consapevoli delle conseguenze di ogni singola mossa. La mossa, o l’insieme delle mosse, che un individuo intende fare viene chiamata “strategia“. All’esito delle strategie adottate da tutti i giocatori, ciascun agente riceve una vincita (o perdita) chiamata “pay-off”. Un gioco, pertanto, è descritto da quattro elementi: l’insieme dei giocatori (o agenti): N = {1, 2, ..., n}; l’insieme delle (m) strategie poste in atto dai giocatori: S1= {S11, S12, …, S1m}; S2= {S21, S22, …, S2m}; … Sn= {Sn1, Sn2, …, Snm}; ipay-offdel gioco per ciascun giocatore (espresse in termini di utilità): U1= {u11, u12, …, u1m}; U2= {u21, u22, …, u2m}; … Un= {un1, un2, …, unm}; l’insieme delle regole del gioco (ovvero il criterio con cui le strategie sono messe in relazione con gli esiti). Quindi, il gioco si può esprimere come una funzione vettoriale delle strategie e delle vincite: Gioco = {Si1, Si2, …, Sim; ui1, ui2, …, uim} ove “i” indica il generico giocatore. 2.2. Applicazioni Le applicazioni e le interazioni della teoria dei giochi sono molteplici: dal campo economico e finanziario a quello strategico-militare, dalla politica alla sociologia, dalla psicologia all’informatica, dalla biologia allo sport; e, come si vedrà, alla mediazione ... Così, ad esempio, se il giocatore è un venditore, le sue mosse possono essere: aumentare, diminuire o lasciare invariati i prezzi delle sue merci. Le mosse di un acquirente possono invece essere: cambiare fornitore, restare fedeli a un prodotto o a un fornitore. Ancora, le mosse di un responsabile di logistica militare possono essere: inviare un convoglio lungo un certo percorso piuttosto che lungo un altro. L’esempio di gioco più noto è il celebre “dilemma del prigioniero“: si tratta di un gioco non cooperativo, a informazione completa, proposto negli anni cinquanta del XX secolo da Albert Tucker. Il dilemma del prigioniero è anche noto al pubblico come classico esempio di paradosso e può essere descritto come segue. Due criminali vengono accusati di aver [continua ..]
3.1. Inquadramento concettuale Dal punto di vista matematico, la mediazione è un gioco non cooperativo ad informazione completa e (normalmente) a somma diversa da zero, rappresentato da: due (o più) di giocatori; un insieme di strategie disponibili per ciascun giocatore; un vettore dipay-off, corrispondente ad ogni combinazione di strategie. I giocatori sono le parti che hanno diverse strategie disponibili, cui sono associati distinti pay-off. Più in particolare, la situazione-tipo è quella in cui due parti si contendono la soluzione favorevole di un conflitto, senza conoscere le rispettive strategie, che costituiscono un’informazione privata. Come si avrà modo di chiarire, la funzione del mediatore è quella di far emergere l’informazione e, quindi, di trasformare il gioco non cooperativo in gioco cooperativo. Una mediazione, pertanto, è descritta dagli elementi di seguito richiamati: l’insieme degli parti: N = {1, 2, ..., n}; l’insieme delle (m) strategie poste in atto dai giocatori: S1= {S11, S12, …, S1m}; S2= {S21, S22, …, S2m}; … Sn= {Sn1, Sn2, …, Snm}; ipay-offdel gioco per ciascun giocatore (espresse in termini di utilità): U1= {u11, u12, …, u1m}; U2= {u21, u22, …, u2m}; … Un= {un1, un2, …, unm}; l’insieme delle regole del gioco (ovvero il criterio con cui le strategie sono messe in relazione con gli esiti): l’oggetto della mediazione; le modalità di presentazione delle proposte; la regola di soluzione; la regola di adempimento. 3.2. Un esempio pratico Come si è detto, le posizioni in contenzioso possono essere considerate giochi non competitivi ad informazione completa, ma nei quali non si conosce la caratteristica privata delle altre parti. In tali situazioni esiste, dunque, incertezza strategica, poiché ciascun partecipante deve formare la propria strategia senza conoscere il comportamento tenuto dagli altri. La funzione del mediatore è quella di aiutare le parti a far emergere le loro caratteristiche private, allo scopo di trasformare il gioco non cooperativo, che – anche in sua assenza – troverebbe una situazione di equilibrio, in un gioco cooperativo, che garantisce il raggiungimento dell’equilibrio e – nel contempo – dell’ottimo paretiano. Ipotizziamo che due parti possano risolvere un [continua ..]